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Supporto durante la gravidanza e il post parto

Supporto durante la gravidanza e il post parto

L’assunto di principio secondo cui lo stato di gravidanza rappresenta una condizione che esige forme specifiche di aiuto in favore della donna, dato il valore umano della gestazione e l’impegno che esso richiede alla gestante, costituisce un dato universalmente condiviso ed espresso in vari testi normativi, fra i quali la legge n. 194/1978, la cui intitolazione fa innanzitutto riferimento alla tutela sociale della maternità.
Gli incontri prevedono in una prima fase l’analisi dei problemi emergenti nelle diverse fasi della gestazione e la formazione dei giovani alla genitorialità; successivamente si analizzano, sulla base di un approccio più specificatamente psicologico, le motivazioni, le prospettive di prevenzione e le possibilità di cura delle diverse patologie post partum.
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Le competenze cliniche del terapeuta, unite alle abilità e alla conoscenza che il genitore ha del proprio figlio, diventano gli strumenti per il raggiungimento dell’obiettivo comune; obiettivo che non consiste nell’insegnare ai genitori a svolgere il proprio ruolo, né tantomeno aiutarli nel raggiungimento della perfezione, bensì comprendere le loro preoccupazioni e individuare i fattori che in quella fase della loro vita interferiscono con la costruzione di una relazione serena con il proprio figlio.
Gli argomenti trattati riguardano:
  • Il reciproco riconoscimento
  • Il rapporto con il neonato che piange
  • Il significato del movimento di esplorazione
  • La sincerità delle comunicazioni verbali e non
  • La necessità per il genitore di avere spazi propri
  • La sessualità nella coppia
  • Le difficoltà del passaggio allo svezzamento
Che cos’è la depressione post partum?

Il periodo successivo al parto rappresenta per molte donne un momento particolarmente difficile. Il vissuto privato della nascita, di fatto, è spesso in contrasto con l’immagine idealizzata della maternità. Le aspettative dell’ambiente non lasciano spazio al profondo assestamento fisico ed emotivo che deve avvenire dopo il parto. In certi casi la donna può sperimentare un calo dell’umore ed una certa instabilità emotiva che può sfociare in un’esperienza depressiva di varia intensità.

È molto importante allora, cercare di capire che cosa sta succedendo e aprirsi all’ascolto prima che si possa instaurare un processo depressivo. Spesso si ha a che fare con una depressione mascherata. Questo disturbo sarebbe dovuto almeno in parte al fatto che le donne non si rendono conto di esserne afflitte. La madre depressa, infatti, molte volte fatica a riconoscere e ad ammettere la propria condizione di sofferenza. Attribuendo l’umore depresso ad una debolezza personale essa non lo interpreta come un disturbo ma lo connota moralmente sentendosi una cattiva madre. Tale negazione da parte della donna è spesso sostenuta dalla famiglia per la quale la nascita di un bambino non può che essere un evento meraviglioso. Secondo l’immagine socioculturale della maternità la madre non ha il diritto di essere depressa o di provare sentimenti negativi, di conseguenza per la donna può essere difficile accettare l’ambivalenza dei propri sentimenti, negando perciò a se stessa il diritto di esternare la propria sofferenza. Molte donne si sottopongono ad una tensione eccessiva per essere all’altezza delle aspettative. È invece molto importante capire che persino la donna più efficiente può sperimentare tale ambivalenza e trovarsi in difficoltà dopo la gravidanza. Accanto a questa idealizzazione della maternità si riscontra, inoltre, una mancanza di sostegno psicologico della donna nel post partum, periodo che richiede una capacità di adattamento psicologico spesso sottostimata.

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Accade così che di rado si parli apertamente dei profondi vissuti legati alla maternità e della sofferenza che ne può derivare. Questi argomenti vengono portati alla attenzione di tutti solo quando ci si trova di fronte ai tragici casi di uccisione di figli da parte delle madri e il tema della depressione post natale, in tali circostanze, viene affrontato dai mass media in maniera semplicistica e distorta. È di fondamentale importanza avvicinarsi a questi temi senza dover fare necessariamente riferimento ad eventi estremi e sottolineare che la nascita di un figlio non è sempre un periodo di serenità e di gioia. È importante chiarire che, contrariamente alle aspettative comuni, avere un figlio può essere un evento triste: rappresenta un radicale cambiamento di vita e di identità ed è impossibile non avere ripercussioni a livello emozionale.

La neomamma che prova sentimenti ambivalenti riguardo alla propria gravidanza, e soprattutto nei confronti del proprio bambino, non deve essere troppo severa con se stessa. Il fatto che una madre possa provare dubbi o emozioni negative e contrastanti rispetto alla maternità non vuol dire che non ami il proprio figlio. Molte donne provano delusione e sensi di colpa per il fatto di non vivere l’atteso impeto d’amore verso il bambino, temono di non essere in grado di prendersi cura di lui, si sentono spaventate o irritate per il pianto o per il suo rifiuto di mangiare. Queste sensazioni sono comuni a tutte le mamme. La paura delle emozioni ambivalenti deriva in parte dalle pressioni sociali che indicano le emozioni “giuste” da provare nei confronti dei figli, ma anche dalla ignoranza del fatto che i bambini sono esseri imperfetti proprio come le loro mamme. Può capitare che essi piangano, non dormano o rifiutino il cibo anche se cullati con tutto l’amore del mondo. È importante per ogni mamma mantenere sempre una fiducia di base nelle proprie capacità materne e capire che per prendersi cura del bambino in maniera adeguata non bisogna a tutti i costi soddisfare le proprie, o altrui, fantasie riguardo alla maternità. Per comprendere ed accettare la maternità è necessario riconoscere anche le emozioni negative ad essa legate, quali la rabbia, l’egoismo, il sentimento di perdita, anche se questo comporta l’andare contro il mito del genitore perfetto. Diventare madre è un avvenimento che implica un profondo cambiamento interiore e la tensione psicologica che comporta è considerata una tra le cause principali di depressione post partum. Avere un bambino significa anche perdere una parte di se stessi ed assumere un nuovo ruolo: dall’essere figlia all’essere madre. Questo passaggio può comportare per alcune donne una grande sofferenza. Si tratta di abbandonare completamente una identità passata ed attuare un processo di ristrutturazione e di adattamento al nuovo ruolo e alla nuova identità. La maternità comporta dunque una perdita oltre che un guadagno e alcune donne hanno bisogno di molto tempo per completare questo processo.

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© 2022 Dott.ssa Barbara Migliasso | Psicologa e Psicoterapeuta
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